E’ del nostro mondo che ci parla Omero

Studiando i poemi omerici in letteratura greca mi sono sorpresa nel rendermi conto di quanto siano attuali alcuni atteggiamenti dei personaggi dell’Iliade e dell’Odissea. Il concetto di cultura di vergogna e di colpa della società omerica ne è la testimonianza.
“La preoccupazione per l’opinione altrui, che domina gli eroi omerici, ne fa esponenti tipici della cosiddetta cultura di vergogna”; “Nella cultura di vergogna l’adeguamento alle regole da parte dell’individuo è il risultato dell’adesione a modelli proposti come positivi: chi non si adegua prova vergogna e incorre nel biasimo collettivo”; “Nella cultura di colpa invece l’agire di un individuo è determinato dall’imposizione di divieti: chi non li rispetta sente gravare su di sé il senso di colpa e il rimorso”.
Leggendo questo dal mio libro di testo ho riflettuto su come il mondo odierno sia vicino al mondo eroico di secoli e secoli fa. vergogna
Sin dai tempi di Omero l’uomo ha sempre sentito il bisogno di affermarsi: prima era una questione di τιμή (in greco “onore”), oggi di “like”.
Abbiamo, come gli eroi iliadici, la necessità del κλύω, cioè del “sentir dire di sé”, in parole odierne “del sapere che piaccio agli altri”.
Tutti, volenti o nolenti, siamo condizionati dai modelli proposti dai media: donne con forme perfette, slanciate, snelle e uomini con muscoli scolpiti. Questi diventano punti di riferimento: i capelli dei bambini di 10 anni cambiano oramai in base alle acconciature dei calciatori.
Questa cultura di vergogna, purtroppo, a volte ci fa mettere da parte il nostro “io” come Agamennone che per la τιμή si comporta in modo tracotante e con arroganza superba.
Ma non c’è solo questo, la cultura di colpa è presente ancora oggi: agiamo secondo delle regole per avere la coscienza “pulita”, come dicono molti. Chi sbaglia e non rispetta questi divieti diventa oggetto di biasimo collettivo ed il nostro valore, come nella società omerica, è misurato proprio dal giudizio collettivo. Purtroppo, infatti, è semplice puntare il dito e accusare, ma difficile è invece comprendere l’altro, avvicinarsi ad una persona e aiutarla nel crescere, punto d’incontro che secondo me è ciò che serve a noi giovani.
A volte noto che è come se mancasse giudizio critico nelle persone: spesso si prende una decisione o si compie un’azione solo perché “è la moda” e “lo fanno tutti” (come molte volte ho sentito dire) o per avere poi la consapevolezza di agire bene.
In conclusione, la cosa che mi colpisce leggendo i poemi omerici è scoprire che tutto questo è dovuto, oggi come secoli fa, al desiderio dell’uomo di trovare una consolazione di fronte alla propria fugace vita.
È questo bisogno, intrinseco nel cuore dell’uomo, che lo porta ad “aggrapparsi” a qualcosa che apparentemente è immortale, come la gloria rispettata dalla comunità o un “mi piace” su Instagram. Dico apparentemente perché invece secondo me la “soluzione” l’ha trovata Modugno quando canta:
«La luce del mattino, l’abbraccio di un amico, il sorriso di un bambino, meraviglioso!»
E’ questo che regge l’urto del tempo.vergogna1Davanti alla luce del mattino è difficile negare la bellezza di quel sole che all’improvviso ti scalda il cuore: questa è la vera bellezza, una bellezza che supera gli stereotipi. E Cosa riesce più di tutto a non farti sentire solo se non l’abbraccio di un amico? Sentirsi perdonati regge l’urto del tempo perché anche quando la società ti punta il dito contro c’è qualcuno che riesce, senza parole, ad abbracciare tutti i tuoi limiti e difetti ed è proprio lì, dal sentirsi voluti bene, che si riparte.Anche il sorriso di un bambino, perché con la sua semplicità riesce a tirarci fuori dalla monotonia e dalle mode.
Sono questi i momenti in cui emergi tu, non in un like.

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Hope

Greta: siamo sicuri di sapere tutto?

Siamo sicuri di sapere tutto? Manifestare è davvero la soluzione più efficace per risolvere i problemi ambientali? Sono queste le domande che io e alcuni miei amici ci siamo posti parlando dello “sciopero contro l’inquinamento del pianeta” in programma per venerdì 24 maggio. Alcuni di noi, delusi, hanno abbandonato l’idea di partecipare allo sciopero proprio per non ripetere l’errore fatto in passato: tanto rumore per nulla. GretaLo sciopero e la confusione ci sono stati, ma senza che questi abbiano portato ad un qualche risultato concreto. Semplicemente, non se n’è più parlato: oblio. Anche in quell’occasione abbiamo dovuto constatare con amarezza che per la maggior parte degli studenti partecipanti lo sciopero era solo un pretesto per saltare un giorno di scuola. La storia dello sciopero come jolly di vacanza dalle lezioni è decisamente vecchia, ma sicuramente non lo è la forza con cui il sentimento ambientalista si sta affermando nell’ultimo periodo, soprattutto con l’avvicinarsi delle elezioni europee. Greta Thunberg ha lanciato una moda o ha veramente sensibilizzato tutti? Ci piacerebbe gridare al miracolo, ma sicuramente i ragazzi che hanno aderito entusiasticamente alla manifestazione erano gli stessi che hanno celebrato il PiGreco Day lasciando piattini di plastica della torta in giro per il nostro istituto, mentre i mozziconi di sigaretta riempiono ancora le scanalature del pavimento del cortile della scuola. Se da una parte la Thunberg ha portato in auge il tema dell’inquinamento come qualcosa di allarmante e irreversibile, dall’altra si alzano voci di scienziati che si oppongono a questa visione catastrofica e allarmista, affermando che vi sono cicli climatici in continuo cambiamento; del resto è risaputo che qualche miliardo di anni fa l’Italia aveva un clima tropicale. È questo che ci chiediamo: siamo veramente sicuri di sapere tutto? Conosciamo entrambe le facce della medaglia? Ma soprattutto, cosa sappiamo al riguardo? Da dove provengono le informazioni sull’ambiente dalle quali veniamo bombardati ogni giorno? Per una volta, al posto di scendere in strada e lasciare in piazza tutto il nostro ardore per la causa, vogliamo tentare di capire in maniera più approfondita cosa ci accade veramente intorno, e per fare questo abbiamo bisogno di un dialogo che ci aiuti a fare chiarezza. Ecco perché ci stiamo attivando per proporre, a breve, un incontro pubblico di approfondimento sui temi ambientali, con l’intervento di esperti del settore. Per non dover amaramente dare ragione al giornalista Francesco Ruggieri, secondo il quale Greta Thunberg ha solo trovato un modo geniale per saltare la scuola tutti i venerdì, e ogni tanto farla saltare anche a noi…..

Sunflower

Si vive per amore di qualcosa che sta accadendo ora

Don Giussani diceva che “ognuno di noi è stato scelto attraverso un incontro gratuito perché si renda egli stesso incontro per gli altri, è dunque per una missione che siamo stati scelti” ed io ho voluto affrontare questa missione accettando la proposta della caritativa di GS che consiste nell’aiutare i bambini della scuola primaria paritaria Campolieti nello studio pomeridiano.Classe IV (4)
Ero affascinata da questo modo di vivere, cioè di unire la realtà con un gesto di caritativa per “capire” meglio il quotidiano, inoltre il mio sogno da piccola è sempre stato di fare la maestra alla Campolieti perché mi sono trovata così bene che in quinta elementare non intendevo abbandonare quel fantastico cammino, iniziato e ormai anche concluso; quindi davanti all’invito dei miei amici non ho potuto dire di no.
All’inizio mi ero fatta tanti problemi su come mi dovessi comportare perché sentivo il peso della responsabilità, la paura di non riuscire a dare il buon esempio e invece poi ho capito che i bambini hanno la forza di amarti per quello che sei, hanno la potenza di essere perennemente sinceri… senza maschere. Giorno dopo giorno mi sono accorta che io avevo bisogno di quel sorriso “ingenuo”, ne sentivo la necessità in una società che è tutt’altro che sincera e ingenua. Questo l’aveva capito anche Dante quando dice che “tre cose ci sono rimaste nel paradiso: le stelle, i fiori e i bambini”.
Una cosa che mi ha colpito fin da subito è stata la frase di un mio amico quando il primo giorno di caritativa, avendo frequentato anche lui la Campolieti, disse: “Tutto sommato è stato bello tornare da dove siamo partiti”. Questa frase così spontanea, detta senza uno scopo preciso, mi fece venire i brividi perché racchiude il mio cammino scolastico… ed io durante quelle ore ero andata all’origine di questo cammino.
Dall’inizio ho notato che anche nell’aiuto ai compiti ci vuole molta pazienza con i bambini, è come se loro indirettamente ti chiedessero di staccare la spina dalle cose e dai problemi che annebbiano la vita e di dedicarti solo a loro e di provare a dare loro tutto l’amore che spesso teniamo nascosto.
Passo dopo passo, con pazienza, ho acquistato la loro fiducia e ho imparato ad amare quel paio di ore così intensamente da riuscire ad assaporare un po’ di più anche lo studio (ecco il motivo della frase di Don Giussani citata nel titolo).
Fedor Dostoevskij sosteneva che “quando un uomo ha grossi problemi dovrebbe rivolgersi ad un bambino, perché sono loro, in un modo o nell’altro, a possedere il sogno e la libertà” e questo lo si deve ai loro occhi, tristi, felici o arrabbiati che siano, nei loro magici abbracci così ricolmi di innocente affetto da poterti trasmettere tanta tenerezza quanta grinta.
Dovevo essere io ad aiutare loro e invece, condividendo un po’ del mio tempo, sono stati loro che mi hanno aiutato a vivere la fede più in profondità, perché essere attesa e desiderata da un bambino di 6 anni mi ha fatto rendere conto che sono attesa e desiderata anche da Dio.

 

 

Hope

Il Patriota

Il patriota

Il giovane William Wallace si ripulisce il volto, cambia abiti e armi per diventare protagonista anche di questa pellicola, conservando la sua audacia e il suo senso del dovere. Benjamin Martin, figura principale de “Il Patriota”, interpretato da Mel Gibson, non è soltanto un marito a cui l’amata è stata sottratta troppo presto, ma anche un padre. Il film infatti sfrutta la figura di Benjamin e degli altri soldati volontari per mostrare quanto la guerra si riversi sulla propria esperienza personale e quanto quest’ultima si riversi sul proprio modo di combattere, o di non combattere. Nonostante si proponga, in maniera alquanto pretenziosa, come film storico, la sua forza si concentra nell’emotività dei personaggi, nella drammaticità dei fatti. Molte morali risuonano in questo film, sovrastando anche il rumore dei colpi e della battaglia. Prima fra tutte riguarda la libertà che nella pellicola viene dipinta come un diritto, il più importante, inalienabile, ma anche come un dovere. Un uomo può ignorare le varie chiamate, le continue esortazioni a raccogliere ciò che resta del suo orgoglio. Ma rinunciare alla libertà è impossibile per la natura umana, in quanto comporterebbe abbandonare le speranze, il sogno di poter essere se stessi come pare, dove pare.  Il film mostra anche chiaramente quanto possa essere faticoso portare  con sé il fardello di un passato per il quale si prova vergogna, ma allo stesso tempo che, nonostante si sia cercato anche per tutta la vita di sfuggire allo spettro del tempo, non ci si può nascondere a lungo agli occhi degli altri e soprattutto di se stessi.
Il film evidenza dunque soprattutto il lato umano, talvolta fragile, ma nobile di ogni personaggio. Anche i manigoldi, gli ubriaconi nelle taverne, i semplici contadini arruolati volontari si elevano grazie al valore in nome del quale combattono e rischiano la pelle, la famiglia, la “normalità”. Solo i grandi uomini e gli idioti sconvolgono la loro vita in nome di una guerra e di una causa non strettamente necessaria, ma fortemente anelata. Sta alla storia decidere in quale delle due categorie posizionare ciascuno, questo film opta sicuramente per la prima. Riecheggia all’interno del film l’importante insegnamento “Mira bene, sbaglia poco”. Forse non si tratta della citazione più rappresentativa degli ideali che tenta di promuovere la pellicola, ma custodisce al meglio l’affetto che il protagonista prova nei confronti dei figli e la consapevolezza di, non potendo proteggerli per sempre dalla guerra, dover loro insegnare come fronteggiare il nemico. In conclusione mettendo da parte i clichè ai quali molto spesso la trama e i dialoghi si abbandonano e la crudezza quasi grottesca di alcune scene durante i combattimenti, “Il Patriota” può essere considerato un bel film capace di gonfiare d’orgoglio il petto di ogni americano e di riempire di ammirazione, a tratti di commozione, in nome della celebrazione di valori ormai sepolti da secoli di storia e ipocrisia.

Sickboy

Amazing Grace

“Amazing grace” è un film ben riuscito. Il suo obiettivo era quello di mostrare un lato Amazing Gracedella storia che di umano ha ben poco, ma che anzi, avvicina incredibilmente gli uomini a delle bestie. L’argomento trattato è infatti quello della schiavitù, tema ricorrente in molte altre pellicole come ”12 anni schiavo”, la nota pellicola di Spielberg “Amistad”, “Django” di Tarantino e molte altre. Quello che colpisce di Amazing Grace è la sua capacità di far commuovere e soprattutto riflettere sulla brutalità e sulla crudeltà umana senza mai in realtà mostrarla. Nessuna scena raccapricciante di neri frustati nelle piantagioni, nessun primo piano sulle mani sanguinanti per via del continuo raccogliere cotone, nulla di tutto ciò viene proposto al pubblico, nemmeno in un singolo frame eppure è impossibile per uno spettatore attento e sensibile alzarsi dopo la visione senza l’amaro in bocca e la vergogna attaccata ai vestiti. La forza del film sta infatti nell’analisi psicologica introspettiva in particolare del protagonista che dalla bestialità dei suoi compatrioti è disgustato a tal punto da ammalarsi e smarrire se stesso e la propria felicità.
Il film infatti vuole essere un incoraggiamento per tutti coloro che si sentono impotenti spettatori davanti a una quotidiana ingiustizia.
La pellicola nonostante la drammaticità trasmette speranza: in ogni tempo e in ogni luogo ci sono stati uomini malvagi, o semplicemente offuscati dal desiderio di perseguire i propri interessi, ma questo non ha mai impedito a individui “illuminati” di cambiare il mondo, anche rinunciando alla loro posizione sociale, alla propria famiglia o addirittura nel caso di William alla salute. Infine credo che il film sia un grande promemoria a non arrendersi mai, nonostante il traguardo sembri lontano e la strada per raggiungerlo colma di ostacoli, ma soprattutto a guardare il mondo sempre con occhi meravigliati e riporre fede nell’umanità in nome del rispetto per coloro che lo hanno fatto a loro volta e hanno trovato la forza di migliorarla. La figura più interessante è la fredda, ma al contempo positiva figura di William Pitt, interpretato magistralmente dell’ormai affermato Benedict Cumberbatch. Egli rappresenta infatti la componente razionale che è necessaria per il conseguimento di un grande traguardo. I due William sono due facce della stessa medaglia, il senno dell’uno privo di senso senza l’istinto dell’altro, l’abilità nella previsione e nel gioco politico del primo indispensabile per dare un senso alla passione del secondo. “A me sembra che tu abbia un cattivo gusto in bocca, sputalo. Non ingoiarlo costantemente.” Questa è l’esortazione che Barbara rivolge William ed è la stessa che il film indirizza agli spettatori: dare il proprio contributo a un cambiamento che si percepisce come necessario, sia che questo coinvolga tutto il mondo sia che riguardi solo se stessi.

Sickboy

Quello che manca quando continua a mancare

Non pensavo di incontrarlo, ieri. Era con i suoi amici ma era solo, con gli occhi perduti nel latte di luce dello schermo e con la mente in chissà che pensieri di pensieri già pensati. Fa sempre così, quando la vita va per conto suo. Cioè quasi sempre. Non cerca più.
Il ragazzo ha poco più di diciassette anni, quanti ne avevo io alla sua età. Il ragazzo è una ragazza o forse no. Da qui non lo vedo bene. Il ragazzo è come me. Il ragazzo sono io, ma senza tutti gli anni che sono venuti dopo, senza il tempo e le sue feste di cenere, senza le fitte dei desideri giganti.
WhatsApp Image 2017-10-12 at 20.25.08Vederlo così, incastrato e rimpicciolito sullo sfondo esplosivo del tramonto, così inconsistente, disegnato a matita contro l’urto della bellezza e dello sconcio che fanno la vita… Non so, mi è nato un impeto di tenerezza impossibile. So che si butterà via, domani. So che domani sarà lì anche lui, urlante e gaio, cercando un’innocenza bestiale e civilissima, suddito nell’anima.
Io so. Porca miseria. So che ha rinunciato a chiedersi “perché”, ridotto ad essere la somma di suo padre e di sua madre, dei suoi insegnanti, dei grandi che ammira e che da un pezzo fanno scempio di lui, del suo cuore avvilito. La somma di ogni niente.
L’ho guardato a lungo e, prima che sparisse tra le ombre, gli ho gridato:

La manifestazione è il fantasma della libertà. La manifestazione…
É la maschera che dice chi sei. La manifestazione è il profumo per non lavarsi. La manifestazione. Continua a leggere

Esperienza di vita

Questa estate per la prima volta sono stato impegnato nella scuola lavoro al comune di Guglionesi. Dopo un inizio in cui non mi riuscivano a trovare una collocazione, sono stato posto nell’ufficio dedicato alla regolazione dei pagamenti delle bollette dell’acqua. CMtxp2SUcAA_AjMIn generale mi sono trovato bene perché sono stato affiancato da un ragazzo poco più grande di me che lavorava lì da più tempo. Io frequento il liceo scientifico e rispetto a ciò che studio questa esperienza non ne ha nulla a che fare. Venerdì ho deciso di partecipare alla manifestazione dato che penso che la scuola-lavoro non sia adatta al mio indirizzo e anche perché non è ben organizzata, di fatti lo stesso Comune non sapeva come comportarsi con me, oltre al fatto che l’anno scorso a scuola abbiamo studiato diritto ed economia e queste ore di scuola-lavoro prendevano il posto delle materie di studio curricolari e non hanno permesso di terminare il programma che già di suo è lungo. Il mio giudizio quindi non è rivolto alla mia scuola ma allo stato che non pensa né a noi alunni né tanto meno agli insegnanti.

Spartaco

Sciopero degli studenti: proviamo a giudicare?

È ben noto che con l’avvicinarsi del puntuale ed annuale “sciopero” gli animi di noi ragazzi si eccitano, presi dalla foga del semplice manifestare o dalla dolce sensazione di avere un filone giustificato, oppure semplicemente pensando che si fa perché si deve fare, altrimenti la classe ci si rivolta contro in quanto crumiri, o meglio “traditori”.
Manifestazione-blocco-litorale-riscaldamento-300x200Perché si dovrebbe partecipare a questo sciopero o perché no? Ovviamente la risposta è soggettiva, ognuno giudica in base alla propria esperienza. Mi sono informata sui principali argomenti proposti dagli organizzatori della manifestazione e ho iniziato a confrontarli con la realtà: l’alternanza scuola lavoro è veramente uno “sfruttamento minorile legalizzato”? Davvero non ci offre alcuna esperienza lavorativa che inizia a farci affacciare al mondo del lavoro? In quanto attività scolastica, è giusto essere pagati con del denaro? Oppure la scuola ci paga già con la sua moneta: i crediti formativi?
Mi sono sentita dire “eh, ma in un liceo classico e scientifico è difficile trovare un luogo dove possiamo applicare ciò che studiamo, non facciamo niente e non siamo collocati bene: ci sfruttano.” Fortunatamente ho una mia cara amica di Milano che ogni tanto mi apre una finestra su come vanno le cose al di fuori di Termoli. Nel mese di giugno sono andata a trovarla e visitando una celebre villa dei primi anni del novecento, ho avuto occasione di vedere ciò che scuola-lavoro veramente è: le nostre guide erano un gruppo di liceali della mia età che stanza per stanza ci spiegavano dettagliatamente i particolari di quella casa singolare. Mi sono a questo punto chiesta se davvero questi ragazzi non stessero imparando niente: erano preparati e pronti a ogni domanda e in più dovevano imparare a catturare l’attenzione dell’ascoltatore, avere una buona dialettica e parlare in maniera chiara e concisa. Davvero a noi del classico e dello scientifico questo non servirebbe?
Forse bisognerebbe rivedere la collocazione degli studenti ma è anche qualcosa che dovrebbe partire da noi, in quanto al nord accade questo, ovvero che i ragazzi scelgono dove andare. Trovo questo sciopero futile e privo di una mancata analisi oggettiva di quella che è la realtà e quindi temo proprio che sia l’ennesimo pretesto per perdere quel “solito” giorno nei primi mesi di scuola. Quindi proprio perché ho provato a giudicare ciò che mi è stato proposto, cioè a chiedermene le ragioni e a metterle a confronto con la mia esperienza, io non parteciperò alla manifestazione e non mi asterrò rimanendo a casa ignavamente, ma andrò a scuola, anche se dovessi essere da sola.
Spero che la mia riflessione aiuti qualcuno a considerare in maniera diversa quello che ci viene “suggerito” di fare, e a pensare con la propria testa, vivendo a pieno e da protagonista anche la vita politica e scolastica.

 

Sunflower

Cominciare a giudicare è l’inizio della liberazione

Lo diceva don Luigi Giussani, uno dei più grandi educatori del secolo scorso, ed è proprio così, l’ho imparato tante volte sulla mia pelle: sono veramente libero non quando agisco istintivamente, senza pensare, ma quando sono in grado di giudicare, cioè di scoprire cosa c’entra con me quello che ho davanti. Questo venerdì ci sarà una manifestazione studentesca organizzata a livello nazionale contro l’alternanza scuola-lavoro. 5960manifestazione_studenti_pontilenewsManifestazione – diciamocelo senza prenderci in giro – attesa da molti studenti, come ogni anno, per perdere un giorno di scuola. A parer mio però essa è del tutto inutile, perché per come è organizzata sarà fine a se stessa. Intendiamoci, sono pienamente d’accordo nel dire che la scuola-lavoro è organizzata male, ma questo accade soprattutto a livello di ogni singola scuola perché invece, in altre zone d’Italia, sono gli stessi studenti a volerla fare perché impegnati realmente in qualcosa di interessante e di utile. Per il resto posso dire che se ci sono stati – ed è comunque tutto da dimostrare – casi di sfruttamento del lavoro minorile e di maltrattamenti, così come affermato dall’Unione degli studenti (che organizza la manifestazione) vanno denunciati senza alcuna paura caso per caso, piuttosto che scendere in piazza facendo di tutt’erba un fascio. Io quindi piuttosto che non entrare a scuola, sprecando il mio tempo per motivi quantomeno dubbi, penserei piuttosto a formulare proposte che rendano davvero interessante, utile ed educativa anche l’esperienza della scuola-lavoro.
Invito ognuno di noi a stare davanti con la più completa libertà a questa scelta agendo in base al proprio desiderio ed al giudizio che si è formato.

Il Grillo parlante

Swing Kids: la forza di lottare

Di seguito la prima recensione di Swing Kids (qui l’articolo di presentazione). Se condividi la recensione, alla fine clicca su “Mi piace”.
La Redazione

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Il film tratta di un’amicizia tra adolescenti nella Germania nazista degli anni ’30. Peter, Thomas e Arvid sono tre amici uniti dagli ideali politici e dalla passione per lo swing. L’amore per la danza è però ostacolato dalla gioventù hitleriana, poiché i nazisti intervengono spesso per interrompere in maniera violenta le serate di questi cosiddetti ‘Swing kids’. Per salvare le apparenze Peter e Thomas si trovano costretti ad arruolarsi nella gioventù hitleriana, e mentre Peter resiste alla campagna mentale della propaganda, Thomas si fa convincere dalle idee naziste e si allontana a poco a poco dall’amico. Il rapporto va perdendosi sempre di più, fino a che Thomas, insieme agli altri giovani nazisti, irrompe in un locale dove Peter e altri ragazzi stavano ballando e anziché aiutare l’amico a fuggire lo aggredisce. Alla fine Peter viene catturato, ma nell’ultimo dialogo che ha avuto con Thomas riesce a far rinsavire l’amico, che mentre lui si allontana lo saluta con la tipica frase “Swing heil!”.
In ‘Swing kids’ c’è una commistione di elementi storici, sentimentali, emotivi e culturali perfettamente riuscita. L’amicizia tra i ragazzi compie un percorso degenerativo che fa stringere il cuore e che fa crescere la rabbia verso quella politica che ha causato tanto danno. Mi ha colpito come nel film anche i ragazzi che si ‘convertono’ al nazismo volontariamente non vengono presentati come cattivi, ma come vittime di una psicologizzazione perfettamente riuscita di un regime maligno e disgustoso. Nonostante la tragicità degli eventi, attraverso la pellicola viene trasmesso anche un messaggio di gioia e di speranza: i ragazzi trovano la forza per combattere il male con la danza e nonostante le minacce loro continuano a far valere i loro ideali sbattendo i piedi a ritmo di musica. Anche se il finale è inevitabilmente una tragedia, ognuno dei personaggi è riuscito a realizzarsi in un modo o nell’altro. Arvid ha mantenuto la forza del suo ideale fino alla fine e con esso ha scosso gli animi delle persone a lui vicine attraverso la sua morte; Thomas ha compreso infine cosa stesse davvero diventando e grazie all’amico riesce a capire dove sia il vero valore; infine Peter, nonostante venga catturato dai nazisti, se ne va col sorriso perché sa che la realtà che si sta creando non gli appartiene e l’essere riuscito a far ravvedere l’amico gli basta come personale vittoria.

Walter White