Studiando i poemi omerici in letteratura greca mi sono sorpresa nel rendermi conto di quanto siano attuali alcuni atteggiamenti dei personaggi dell’Iliade e dell’Odissea. Il concetto di cultura di vergogna e di colpa della società omerica ne è la testimonianza.
“La preoccupazione per l’opinione altrui, che domina gli eroi omerici, ne fa esponenti tipici della cosiddetta cultura di vergogna”; “Nella cultura di vergogna l’adeguamento alle regole da parte dell’individuo è il risultato dell’adesione a modelli proposti come positivi: chi non si adegua prova vergogna e incorre nel biasimo collettivo”; “Nella cultura di colpa invece l’agire di un individuo è determinato dall’imposizione di divieti: chi non li rispetta sente gravare su di sé il senso di colpa e il rimorso”.
Leggendo questo dal mio libro di testo ho riflettuto su come il mondo odierno sia vicino al mondo eroico di secoli e secoli fa.
Sin dai tempi di Omero l’uomo ha sempre sentito il bisogno di affermarsi: prima era una questione di τιμή (in greco “onore”), oggi di “like”.
Abbiamo, come gli eroi iliadici, la necessità del κλύω, cioè del “sentir dire di sé”, in parole odierne “del sapere che piaccio agli altri”.
Tutti, volenti o nolenti, siamo condizionati dai modelli proposti dai media: donne con forme perfette, slanciate, snelle e uomini con muscoli scolpiti. Questi diventano punti di riferimento: i capelli dei bambini di 10 anni cambiano oramai in base alle acconciature dei calciatori.
Questa cultura di vergogna, purtroppo, a volte ci fa mettere da parte il nostro “io” come Agamennone che per la τιμή si comporta in modo tracotante e con arroganza superba.
Ma non c’è solo questo, la cultura di colpa è presente ancora oggi: agiamo secondo delle regole per avere la coscienza “pulita”, come dicono molti. Chi sbaglia e non rispetta questi divieti diventa oggetto di biasimo collettivo ed il nostro valore, come nella società omerica, è misurato proprio dal giudizio collettivo. Purtroppo, infatti, è semplice puntare il dito e accusare, ma difficile è invece comprendere l’altro, avvicinarsi ad una persona e aiutarla nel crescere, punto d’incontro che secondo me è ciò che serve a noi giovani.
A volte noto che è come se mancasse giudizio critico nelle persone: spesso si prende una decisione o si compie un’azione solo perché “è la moda” e “lo fanno tutti” (come molte volte ho sentito dire) o per avere poi la consapevolezza di agire bene.
In conclusione, la cosa che mi colpisce leggendo i poemi omerici è scoprire che tutto questo è dovuto, oggi come secoli fa, al desiderio dell’uomo di trovare una consolazione di fronte alla propria fugace vita.
È questo bisogno, intrinseco nel cuore dell’uomo, che lo porta ad “aggrapparsi” a qualcosa che apparentemente è immortale, come la gloria rispettata dalla comunità o un “mi piace” su Instagram. Dico apparentemente perché invece secondo me la “soluzione” l’ha trovata Modugno quando canta:
«La luce del mattino, l’abbraccio di un amico, il sorriso di un bambino, meraviglioso!»
E’ questo che regge l’urto del tempo.Davanti alla luce del mattino è difficile negare la bellezza di quel sole che all’improvviso ti scalda il cuore: questa è la vera bellezza, una bellezza che supera gli stereotipi. E Cosa riesce più di tutto a non farti sentire solo se non l’abbraccio di un amico? Sentirsi perdonati regge l’urto del tempo perché anche quando la società ti punta il dito contro c’è qualcuno che riesce, senza parole, ad abbracciare tutti i tuoi limiti e difetti ed è proprio lì, dal sentirsi voluti bene, che si riparte.Anche il sorriso di un bambino, perché con la sua semplicità riesce a tirarci fuori dalla monotonia e dalle mode.
Sono questi i momenti in cui emergi tu, non in un like.
Hope