Informazioni su ilparacaduteblog

L'associazione Il Paracadute, comunità di insegnanti e studenti, è attiva a Termoli dal 2014. Questo blog è il suo punto di incontro e di giudizio. Join us.

E’ del nostro mondo che ci parla Omero

Studiando i poemi omerici in letteratura greca mi sono sorpresa nel rendermi conto di quanto siano attuali alcuni atteggiamenti dei personaggi dell’Iliade e dell’Odissea. Il concetto di cultura di vergogna e di colpa della società omerica ne è la testimonianza.
“La preoccupazione per l’opinione altrui, che domina gli eroi omerici, ne fa esponenti tipici della cosiddetta cultura di vergogna”; “Nella cultura di vergogna l’adeguamento alle regole da parte dell’individuo è il risultato dell’adesione a modelli proposti come positivi: chi non si adegua prova vergogna e incorre nel biasimo collettivo”; “Nella cultura di colpa invece l’agire di un individuo è determinato dall’imposizione di divieti: chi non li rispetta sente gravare su di sé il senso di colpa e il rimorso”.
Leggendo questo dal mio libro di testo ho riflettuto su come il mondo odierno sia vicino al mondo eroico di secoli e secoli fa. vergogna
Sin dai tempi di Omero l’uomo ha sempre sentito il bisogno di affermarsi: prima era una questione di τιμή (in greco “onore”), oggi di “like”.
Abbiamo, come gli eroi iliadici, la necessità del κλύω, cioè del “sentir dire di sé”, in parole odierne “del sapere che piaccio agli altri”.
Tutti, volenti o nolenti, siamo condizionati dai modelli proposti dai media: donne con forme perfette, slanciate, snelle e uomini con muscoli scolpiti. Questi diventano punti di riferimento: i capelli dei bambini di 10 anni cambiano oramai in base alle acconciature dei calciatori.
Questa cultura di vergogna, purtroppo, a volte ci fa mettere da parte il nostro “io” come Agamennone che per la τιμή si comporta in modo tracotante e con arroganza superba.
Ma non c’è solo questo, la cultura di colpa è presente ancora oggi: agiamo secondo delle regole per avere la coscienza “pulita”, come dicono molti. Chi sbaglia e non rispetta questi divieti diventa oggetto di biasimo collettivo ed il nostro valore, come nella società omerica, è misurato proprio dal giudizio collettivo. Purtroppo, infatti, è semplice puntare il dito e accusare, ma difficile è invece comprendere l’altro, avvicinarsi ad una persona e aiutarla nel crescere, punto d’incontro che secondo me è ciò che serve a noi giovani.
A volte noto che è come se mancasse giudizio critico nelle persone: spesso si prende una decisione o si compie un’azione solo perché “è la moda” e “lo fanno tutti” (come molte volte ho sentito dire) o per avere poi la consapevolezza di agire bene.
In conclusione, la cosa che mi colpisce leggendo i poemi omerici è scoprire che tutto questo è dovuto, oggi come secoli fa, al desiderio dell’uomo di trovare una consolazione di fronte alla propria fugace vita.
È questo bisogno, intrinseco nel cuore dell’uomo, che lo porta ad “aggrapparsi” a qualcosa che apparentemente è immortale, come la gloria rispettata dalla comunità o un “mi piace” su Instagram. Dico apparentemente perché invece secondo me la “soluzione” l’ha trovata Modugno quando canta:
«La luce del mattino, l’abbraccio di un amico, il sorriso di un bambino, meraviglioso!»
E’ questo che regge l’urto del tempo.vergogna1Davanti alla luce del mattino è difficile negare la bellezza di quel sole che all’improvviso ti scalda il cuore: questa è la vera bellezza, una bellezza che supera gli stereotipi. E Cosa riesce più di tutto a non farti sentire solo se non l’abbraccio di un amico? Sentirsi perdonati regge l’urto del tempo perché anche quando la società ti punta il dito contro c’è qualcuno che riesce, senza parole, ad abbracciare tutti i tuoi limiti e difetti ed è proprio lì, dal sentirsi voluti bene, che si riparte.Anche il sorriso di un bambino, perché con la sua semplicità riesce a tirarci fuori dalla monotonia e dalle mode.
Sono questi i momenti in cui emergi tu, non in un like.

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Hope

Iran: una situazione travagliata

Lo scorso 3 gennaio è stata diffusa la notizia della morte del generale iraniano Qasem Soleimani presso l’aeroporto internazionale di Baghdad (Iraq), provocata da un raid aereo statunitense. Figura molto discussa, Soleimani, che ha chiesto di essere sepolto nel cimitero dei martiri a Kerman come un “semplice soldato”, era in realtà considerato presso il suo popolo un vero e proprio “eroe nazionale”, si dice addirittura che per i giovani fosse un idolo. Iran 1Ma chi era veramente questo generale, implicato in tutte le vicende della recente storia iraniana e del Medio Oriente, considerato da tutti – come ci ha confermato anche un’autorevole fonte locale – il numero due dell’attuale regime iraniano? Come si inserisce la sua figura nei complicati rapporti tra Iran e USA, che hanno profondamente segnato gli ultimi 40 anni della storia iraniana, fino agli ultimi contrastati accordi sul nucleare?Può esistere una strada che riporti la pace tra i due paesi? L’Unione Europea potrebbe rendersi mediatrice tra i due e tentare di sanare definitivamente i contrasti?
Iranian pro-government protesters attend a demonstration in TehranMa accanto alla dimensione propriamente politica, militare e diplomatica, c’è una dimensione “umana” della vicenda dell’Iran che ci interroga altrettanto: i giovani in Iran che aspettative hanno e come vivono quanto sta accadendo? Che cosa suggerisce e che cosa chiede ciò che sta accadendo in Iran a noi giovani in Italia?
Vogliamo avviare una discussione condivisa su questi temi, con l’aiuto di esperti del Medio Oriente e con il contributo di tutti.
Se l’emergenza sanitaria di questi tempi lo consentirà, lo faremo attraverso un incontro pubblico, ma questo lo sapremo solo nelle prossime settimane, intanto proponiamo a tutti di intervenire nella discussione inviando domande, contributi, riflessioni all’indirizzo email ilparacaduteblog@gmail.com.

La Redazione
(hanno collaborato Carlo V, Ginestra, Hope e οὐδείς)

 

Lettera ai futuri abitanti di questa terra

Caro abitante futuro di questa terra, leggi questa lettera perché meriti di conoscere la verità. IMG-20190814-WA0000
Ti scrivo dal lontano 2019, l’anno per me corrente, uno degli anni decisivi per invertire la rotta ed evitare il naufragio di questo mondo. Le risorse odierne permettono il cambiamento ma invece di essere incentivate il più delle volte sono dimenticate, un po’ per la “tutela” dell’economia, che andrebbe tutelata a lungo termine con la prevenzione, un po’ per ragioni a me ancora sconosciute. Di questo passo tu non vedrai mai quello che ho visto io su questo pianeta. Le albe e i tramonti per te saranno i tuffi del sole in bacini di plastica, non conoscerai mai il volto delle città sommerse dal mare che s’innalzerà di livello, dovrai migrare sempre più a nord e soffrirai la fame e la perdita di persone care a causa di eventi climatici sempre più estremi. Perciò io ti chiedo scusa se questo dovrà avvenire, perché significherà che non avrò lottato abbastanza, che non avrò salvato un bel niente, che avrei potuto fare di meglio e soprattutto che ogni volta che ho inquinato ti avrò tolto un po’ di vita che a me invece è stata data.
Ginestra

E non ho amato mai tanto la vita

“E lucevan le stelle/ ed olezzava la terra/ stridea l’uscio dell’orto/ e un passo sfiorava la rena/ entrava ella, fragrante/ mi cadea fra le braccia/ oh! dolci baci, o languide carezze/ mentr’io fremente/ le belle forme disciogliea dai veli!/ Svanì per sempre/ il sogno mio d’amore/ l’ora è fuggita/ e muoio disperato./ E non ho mai amato tanto la vita/ tanto la vita.”
Di recente abbiamo assistito alla Tosca di Puccini, e con queste parole si potrebbe riassumere l’intera opera. I protagonisti sono Floria Tosca, Mario Cavaradossi e il loro amore, così forte da diventare tragico, incastonato nella Roma post-repubblicana del 1800. Pochi elementi che però bastano a farti rimanere con gli occhi spalancati per quasi tre ore. Il tragico nasce nella chiesa di Sant’Andrea dove Cesare Angelotti, politico repubblicano, si rifugia e nella quale incontra il pittore Mario, che lo nasconde dai suoi persecutori. Il tutto avviene all’insaputa di Tosca, donna gelosissima, che viene facilmente raggirata da Scarpia, capo della polizia, alla ricerca di Angelotti.
Scarpia, innamorato di Tosca, non solo tortura Mario, ma la ricatta per impadronirsi del suo amore.
Su come andrà a finire lasciamo a voi la bellezza della curiositas. Da parte nostra possiamo dire che inizialmente ci aspettavamo di rimanere annoiati, anche perché tra i giovani non è usuale passare il tempo andando a vedere l’opera.
Al contrario delle nostre aspettative siamo rimasti a bocca aperta. Un ruolo fondamentale lo ha avuto l’orchestra che ha dato senso ed espressione ad ogni singolo aspetto: dalle parole al banale fruscio dei vestiti. Un altro elemento essenziale è stato il canto, apparentemente distante, che invece si è rivelato un mezzo di significato, grazie al quale, le parole acquisivano il giusto peso.
Era evidente che questo era il frutto di un’attenzione a ogni particolare tanto forte da far percepire anche al pubblico che nulla fosse a caso. Essere attenti significa essere tesi verso qualcosa o qualcuno: nell’opera è palese. Un libro che cade, il suono dei passi sui gradini sono gli esempi di una tensione verso il pubblico. Allo stesso tempo, per accorgersene, ognuno deve essere attento alle singole particolarità. Questo atteggiamento possiamo pensarlo nella vita dove la tensione è verso Qualcosa di tanto grande che persino in punto di morte ci fa dire:”E non ho amato mai tanto la vita”.
L’opera o la ami o la odi. Solo giudicando criticamente ogni singolo aspetto di essa è possibile scoprire qualcosa che ti fa amare ancora di più la vita.

Hope & Il grillo parlante

Capitalismo e disuguaglianza

Ad oggi tutto il mondo Occidentale è stretto nella morsa del capitalismo. Tutto ciò appare come un dato di fatto e una realtà apparentemente immodificabile, ma solo qualche decennio fa solamente la metà dell’Europa aderiva a questa istanza economica. Dalla seconda metà del ‘900 si era assistito ad un acceso e continuo scontro tra comunismo e capitalismo, tra la destra e la sinistra. In Italia il partito comunista rappresentava una realtà di spessore, in grado di contrastare i partiti di destra attraverso i propri principi di uguaglianza sociale. Nel nostro paese, come in Europa, i partiti di sinistra riuscivano in qualche modo a porre un freno al capitalismo. In Italia molte produzioni e molti servizi erano, a differenza di oggi, statalizzati, come la produzione di sigarette, le autostrade o la telefonia. C’era quindi una presenza forte dello Stato nell’economia, che non era lasciata totalmente assoggettata a privati, imprenditori e multinazionali. WhatsApp Image 2019-05-23 at 05.22.03Con il corso del tempo però il comunismo si è rivelato essere fallimentare. Quelle istanze di perfetta e totale uguaglianza si dimostrarono inapplicabili nella realtà, evidenziandone il carattere puramente utopistico e coercitivo. A conferma di ciò basti osservare come l’unico modello politico in grado di perpetuare nell’attuazione di tali principi fu proprio quello dittatoriale.
Caduta l’Unione Sovietica e tutto ciò che rappresentava, la sinistra come la conoscevamo, che sventolava il vessillo dell’uguaglianza, è gradualmente sparita dalla scena politica e il capitalismo si è ritrovato improvvisamente senza limitazione alcuna. Il risultato è stata la crescita esponenziale delle diseguaglianze sociali, con le multinazionali che hanno acquisito un peso sulla scena politica non dovrebbero in nessun modo detenere.
Non è difficile fare a questo punto una previsione su come potrebbe essere il futuro. Ritengo che sul piano sociale si assisterà ad un balzo indietro di circa un millennio, in quanto verrà gradualmente a mancare il ceto medio, l’unica classe che si era rivelata capace di smuovere l’economia nei secoli in cui la società risultava statica. La scomparsa della borghesia, da sempre l’unico ceto sociale in grado di portare dinamismo nella società, si ritornerà proprio ad una società di tipo statico, caratterizzata da miliardi di persone tragicamente povere e qual che centinaio di persone incommensurabilmente ricche. Tra le altre conseguenze scomparirà il concetto di Stato come lo concepiamo oggi e l’importanza della cultura, che non sarà̀ più a portata di tutti, scemerà con il tempo. Si ritornerà, in qualche modo, a quei secoli bui che l’umanità aveva racchiuso sotto il nome di Medioevo.
Ed è quasi buffo pensare che quando questo nome fu coniato sembrava quasi che l’umanità fosse destinata a percorrere la strada del progresso per l’eternità.

Skywalker

Greta: siamo sicuri di sapere tutto?

Siamo sicuri di sapere tutto? Manifestare è davvero la soluzione più efficace per risolvere i problemi ambientali? Sono queste le domande che io e alcuni miei amici ci siamo posti parlando dello “sciopero contro l’inquinamento del pianeta” in programma per venerdì 24 maggio. Alcuni di noi, delusi, hanno abbandonato l’idea di partecipare allo sciopero proprio per non ripetere l’errore fatto in passato: tanto rumore per nulla. GretaLo sciopero e la confusione ci sono stati, ma senza che questi abbiano portato ad un qualche risultato concreto. Semplicemente, non se n’è più parlato: oblio. Anche in quell’occasione abbiamo dovuto constatare con amarezza che per la maggior parte degli studenti partecipanti lo sciopero era solo un pretesto per saltare un giorno di scuola. La storia dello sciopero come jolly di vacanza dalle lezioni è decisamente vecchia, ma sicuramente non lo è la forza con cui il sentimento ambientalista si sta affermando nell’ultimo periodo, soprattutto con l’avvicinarsi delle elezioni europee. Greta Thunberg ha lanciato una moda o ha veramente sensibilizzato tutti? Ci piacerebbe gridare al miracolo, ma sicuramente i ragazzi che hanno aderito entusiasticamente alla manifestazione erano gli stessi che hanno celebrato il PiGreco Day lasciando piattini di plastica della torta in giro per il nostro istituto, mentre i mozziconi di sigaretta riempiono ancora le scanalature del pavimento del cortile della scuola. Se da una parte la Thunberg ha portato in auge il tema dell’inquinamento come qualcosa di allarmante e irreversibile, dall’altra si alzano voci di scienziati che si oppongono a questa visione catastrofica e allarmista, affermando che vi sono cicli climatici in continuo cambiamento; del resto è risaputo che qualche miliardo di anni fa l’Italia aveva un clima tropicale. È questo che ci chiediamo: siamo veramente sicuri di sapere tutto? Conosciamo entrambe le facce della medaglia? Ma soprattutto, cosa sappiamo al riguardo? Da dove provengono le informazioni sull’ambiente dalle quali veniamo bombardati ogni giorno? Per una volta, al posto di scendere in strada e lasciare in piazza tutto il nostro ardore per la causa, vogliamo tentare di capire in maniera più approfondita cosa ci accade veramente intorno, e per fare questo abbiamo bisogno di un dialogo che ci aiuti a fare chiarezza. Ecco perché ci stiamo attivando per proporre, a breve, un incontro pubblico di approfondimento sui temi ambientali, con l’intervento di esperti del settore. Per non dover amaramente dare ragione al giornalista Francesco Ruggieri, secondo il quale Greta Thunberg ha solo trovato un modo geniale per saltare la scuola tutti i venerdì, e ogni tanto farla saltare anche a noi…..

Sunflower

Sviluppo e felicità

Martedì 7 maggio si è svolto presso la sede di Termoli dell’Università del Molise l’incontro sul tema Sviluppo e sottosviluppo, promosso da Il Paracadute insieme agli studenti della “Ghianda in atto“.
Di seguito riportiamo una sintesi dettagliata dell’incontro, a firma di uno dei relatori.

La redazione

Siamo abituati a concepire l’Occidente come parte del mondo più sviluppata. Ma cosa ci porta ad affermare ciò? Come possiamo identificare e classificare lo sviluppo?
SfruttamentoRiflettendo sul termine stesso di sviluppo pensiamo tutti istintivamente ad un qualcosa di nuovo, di migliore, ad un cambiamento positivo. Questo però non ci basta per rispondere alla domanda ed è necessario chiedersi cosa significhi “sviluppo di un paese”. Innumerevoli sono gli ambiti da tenere in considerazione. In genere lo sviluppo viene identificato con indicatori quali il PIL o altri fattori economici, ma ci si può anche concentrare su parametri in campo burocratico e amministrativo come il tasso di corruzione o l’efficienza delle classi dirigenti. Possiamo anche considerare come termine di sviluppo il riconoscimento dei diritti civili e sociali come l’estensione del diritto di voto, i diritti delle donne o delle minoranze. Altro fattore da osservare in tal senso è il sistema di governo di cui lo Stato è costituito e quanto esso rientri nei parametri della democrazia. È anche importante lo sviluppo scientifico e tecnologico di una nazione, quindi quanto questa investa in ricerca e sviluppo di nuove tecnologie.
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Sviluppo e sottosviluppo

Come preannunciato, la collaborazione tra Il paracaduteGhianda in atto inizia con un ciclo di incontri che abbiamo intitolato “Orienta-Mente“, perché il loro scopo è quello di aiutare i partecipanti a formarsi un giudizio critico su aspetti della realtà che ci circonda.
I protagonisti degli incontri non saranno solo i relatori, ma tutti i partecipanti, per questo motivo insieme al volantino di invito pubblichiamo alcuni testi, invitando tutti coloro che verranno all’incontro a leggerli prima dell’incontro stesso.

Sviluppo e sottosviluppo 7 maggio
Vi aspettiamo!

La redazione

Il Paracadute e la Ghianda

Da quando è nato, il Paracadute è alla ricerca di altri ardimentosi che non temano di lanciarsi nell’avventura del paragone tra sé e la realtà intera, alla luce di un criterio di giudizio che consenta di interessarsi a tutto, senza lasciare fuori nulla. Immaginate il nostro stupore e la nostra gioia quando, poco tempo fa’, abbiamo incontrato un gruppo di studenti e insegnanti caratterizzati da questa nostra stessa passione, i quali – come noi, d’altra parte – hanno scelto di darsi un nome curioso e un po’ provocatorio, “Ghianda in atto“. E’ bastato davvero poco per riconoscerci sulla stessa lunghezza d’onda, ed è così che con questo articolo inizia la collaborazione ufficiale tra Il Paracadute e la Ghianda in atto, sancito anche da una piccola ma significativa aggiunta al nostro logo, per una nuova versione che utilizzeremo per tutte le iniziative che realizzeremo insieme, a partire da quella che presentiamo nel prossimo articolo!

Associazione Il Paracadute - ghianda
Buon lavoro insieme!

La Redazione

Si vive per amore di qualcosa che sta accadendo ora

Don Giussani diceva che “ognuno di noi è stato scelto attraverso un incontro gratuito perché si renda egli stesso incontro per gli altri, è dunque per una missione che siamo stati scelti” ed io ho voluto affrontare questa missione accettando la proposta della caritativa di GS che consiste nell’aiutare i bambini della scuola primaria paritaria Campolieti nello studio pomeridiano.Classe IV (4)
Ero affascinata da questo modo di vivere, cioè di unire la realtà con un gesto di caritativa per “capire” meglio il quotidiano, inoltre il mio sogno da piccola è sempre stato di fare la maestra alla Campolieti perché mi sono trovata così bene che in quinta elementare non intendevo abbandonare quel fantastico cammino, iniziato e ormai anche concluso; quindi davanti all’invito dei miei amici non ho potuto dire di no.
All’inizio mi ero fatta tanti problemi su come mi dovessi comportare perché sentivo il peso della responsabilità, la paura di non riuscire a dare il buon esempio e invece poi ho capito che i bambini hanno la forza di amarti per quello che sei, hanno la potenza di essere perennemente sinceri… senza maschere. Giorno dopo giorno mi sono accorta che io avevo bisogno di quel sorriso “ingenuo”, ne sentivo la necessità in una società che è tutt’altro che sincera e ingenua. Questo l’aveva capito anche Dante quando dice che “tre cose ci sono rimaste nel paradiso: le stelle, i fiori e i bambini”.
Una cosa che mi ha colpito fin da subito è stata la frase di un mio amico quando il primo giorno di caritativa, avendo frequentato anche lui la Campolieti, disse: “Tutto sommato è stato bello tornare da dove siamo partiti”. Questa frase così spontanea, detta senza uno scopo preciso, mi fece venire i brividi perché racchiude il mio cammino scolastico… ed io durante quelle ore ero andata all’origine di questo cammino.
Dall’inizio ho notato che anche nell’aiuto ai compiti ci vuole molta pazienza con i bambini, è come se loro indirettamente ti chiedessero di staccare la spina dalle cose e dai problemi che annebbiano la vita e di dedicarti solo a loro e di provare a dare loro tutto l’amore che spesso teniamo nascosto.
Passo dopo passo, con pazienza, ho acquistato la loro fiducia e ho imparato ad amare quel paio di ore così intensamente da riuscire ad assaporare un po’ di più anche lo studio (ecco il motivo della frase di Don Giussani citata nel titolo).
Fedor Dostoevskij sosteneva che “quando un uomo ha grossi problemi dovrebbe rivolgersi ad un bambino, perché sono loro, in un modo o nell’altro, a possedere il sogno e la libertà” e questo lo si deve ai loro occhi, tristi, felici o arrabbiati che siano, nei loro magici abbracci così ricolmi di innocente affetto da poterti trasmettere tanta tenerezza quanta grinta.
Dovevo essere io ad aiutare loro e invece, condividendo un po’ del mio tempo, sono stati loro che mi hanno aiutato a vivere la fede più in profondità, perché essere attesa e desiderata da un bambino di 6 anni mi ha fatto rendere conto che sono attesa e desiderata anche da Dio.

 

 

Hope